Si può aumentare la memoria?

La nostra memoria è molto fragile ed ha bisogno di essere “ricaricata” per non rischiare di dimenticarci sia alcuni momenti importanti vissuti nella vita, sia le cose di ogni giorno.
Da uno studio pubblicato su Nature Communication è emerso un nuovo approccio scientifico capace di aiutare la nostra memoria (e di conseguenza l’attività cerebrale) con la stimolazione cerebrale profonda (dbs=deep brain stimulation).

E’ molto difficile capire come l’informazione può essere elaborata dal sistema nervoso e depositata in memoria dal momento che non è semplice misurare la memoria.
Gli scienziati dell’Università della Pennsylvania hanno deciso di applicare una stimolazione mirata alla corteccia temporale laterale potenziando la memoria grazie ad un dispositivo neurale.
Infatti, i ricercatori statunitensi hanno scoperto che un’informazione viene ricordata o dimenticata in base agli eventi neurali che si verificano durante la fase della codifica, che è il primo stadio che caratterizza il funzionamento della memoria e che consente di registrare un evento sotto forma di schema, immagine o concetto.
Uno strumento molto promettente per la modulazione dell’attività neurale sembra essere proprio la stimolazione diretta della corteccia laterale temporale, grazie all’utilizzo della corrente elettrica che viene applicata tramite elettrodi impiantati direttamente nel parenchima cerebrale. Lo studio dell’University of Pennsylvania ha valutato con attenzione l’utilizzo della corteccia temporale laterale stimolandola durante l’attività mnemonica.
Nello specifico, in poche parole, i ricercatori hanno analizzato l’attività cerebrale in tempo reale durante l’erogazione degli impulsi elettrici e producendo dei modelli personalizzati per ciascuno dei 25 pazienti sottoposti allo studio. In questo modo, hanno potuto osservare quando la memoria avrebbe fallito ed intervenire con la stimolazione.

In particolare, lo psicologo Michael Kahana e colleghi hanno affermato: “abbiamo scoperto che la stimolazione della corteccia temporale laterale sinistra aumenta la probabilità di ricordare del 15%. I soggetti stimolati nella corteccia temporale laterale erano anche più inclini a ricordare elementi su cui non era stata effettuata stimolazione.“

La stimolazione cerebrale diretta è già regolarmente attiva nel trattamento della malattia di Parkinson e l’insorgenza di crisi epilettiche, nonché è stata recentemente esplorata come terapia in psichiatria.

La differenza sostanziale rispetto al passato sta nel sistema “a circuito chiuso” brevettato dai ricercatori statunitensi, capace di indicare quando il cervello si trova in uno stato di scarso apprendimento e di inviare impulsi elettrici per stimolarne l’area celebrale.

Non sono mancate, però, già le critiche a questo studio che, seppur ritenuto valido per l’approccio metodologico innovativo, viene da alcuni considerato troppo invasivo.

In merito, il Presidente della Società Italiana di Psicogeriatria si è così espresso: “L’ipotesi di un approccio così traumatico, anche solo in chiave sperimentale, nel trattamento, per esempio, della demenza è da ritenersi assolutamente fuori discussione, almeno finché i risultati saranno di questi tenore. Un eccessivo e superficiale ottimismo in questo senso desta in me, anzi, una profonda preoccupazione”.

Breve considerazione
Purtroppo, oggi alleniamo poco la nostra memoria o lo facciamo in un modo diverso rispetto ai nostri genitori. Secondo un altro studio statunitense pubblicato sulla rivista Memory, il fenomeno del “cognitive offloading”, cioè la tendenza di ricorrere ad Internet come sostegno alla memoria, si sta manifestando in modo esorbitante. Infatti, è diventato così semplice digitare i tasti di uno smartphone per ottenere informazioni su qualsiasi cosa che forse non siamo più interessati a ricordare da soli. L’altra faccia della medaglia è che possiamo essere capaci di ampliare le nostre capacità con le nuove tecnologie. Proprio come con lo studio dell’University of Pennsylvania: una nuova frontiera della scienza per gli sviluppi della medicina sui disturbi della memoria.

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