Sostenibilità ed eco packaging

Nella società attuale il tema dell’eco-sostenibilità riveste un ruolo estremamente importante, anche da un punto di vista mediatico.

Per ragioni etiche, ma anche di immagine e fatturato, le aziende di ogni dimensione sono sempre più chiamate a riflettere sulle proprie azioni e rivalutare l’impatto ambientale del proprio business.

Sicuramente tra gli ambiti che più incidono sul tema dell’eco-sostenibilità emerge quello del packaging, poiché gli imballaggi costituiscono la fonte principale dei rifiuti generati dall’uomo.

Nel mondo sono sempre più frequenti le politiche volte a limitare la produzione di packaging impattanti sull’ambiente, a cominciare da norme per la progressiva eliminazione della plastica, che influenzano le aziende rispetto alla scelta degli imballaggi da utilizzare.

I brand sono dunque alla ricerca di soluzioni in linea con i principi della sostenibilità ma le ragioni che rendono l’eco packaging una tendenza sono molteplici.

Innanzitutto bisogna tenere conto dei principi etici sposati da una marca. E’ importante poi sottolineare l’utilità che può rivestire nel rafforzare l’identità di brand e nel consolidare o sviluppare un’immagine green di marca.

E’ poi fondamentale ricordare che spesso i primi soggetti a interessarsi della sostenibilità ambientale sono le persone a cui rivolgiamo i nostri prodotti e la nostra comunicazione. Quindi utilizzando degli eco packaging si fa un passo avanti verso i propri clienti che, spesso, sono anche disposti a spendere cifre superiori per prodotti sostenibili.

Ma esistono dei parametri che consentono di definire se un packaging è eco-sostenibile? La risposta è… no. Esistono però diverse soluzioni che a lungo andare dovrebbero garantire una diminuzione dell’impatto di un packaging.

Spesso si ricerca un design che sfrutti la compatibilità tra materiali tradizionali e facilmente smaltibili, come il legno o il cartone, e nuovi materiali frutto della ricerca e dell’innovazione tecnologica, come le bioplastiche di origine vegetale.

Delle aziende mantengono invece inalterati i materiali impiegati ma investono in un processo di alleggerimento delle confezioni che consente un minor uso di materie prime e quindi il carbon footprint della catena di produzione.

Molti brand investono invece in progettualità, realizzando packaging riutilizzabili, anche se composti da materiali non completamente eco-sostenibili. Il vantaggio di questa soluzione è che consente di allungare il ciclo di vita delle confezioni che spesso diventano dei veri e propri oggetti multiuso.

E’ bene ricordare però che azioni di sostenibilità efficaci devono necessariamente coinvolgere una larga rete di soggetti coinvolti nel business aziendale, a partire dai fornitori e da chi si occupa della logistica.

L’unica certezza è che l’agire di un brand deve essere sempre orientato alle persone che oggi possono smascherare facilmente azioni di sostenibilità che in realtà spesso hanno solo scopi di facciata. Per questo i brand devono sempre ricercare una forte coerenza nel loro agire, e quindi muoversi con convinzione e coordinazione nella ricerca della salvaguardia dell’ambiente.

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Campari: red passion

Con l’ultimo articolo pubblicato abbiamo approfondito le questioni legate alla controversa settimana di Coca-Cola, ideatrice di una strategia di product placement, che si è concretizzata con l’evidente presenza del brand e del suo prodotto all’interno del video e del testo della canzone Mille.

Dopo aver analizzato ed enfatizzato l’uso che è stato fatto del colore rosso all’interno della comunicazione del brand, abbiamo deciso di approfondire un caso studio considerato iconico e prestigioso per quanto riguarda il ruolo del colore, anche in questo caso rosso, nello sviluppo dell’identità e comunicazione aziendale: Campari.

La storia di Campari, tra le più famose aziende al mondo nel settore del beverage, inizia nel 1860 quando Gaspare Campari inventa la celebre bevanda dal gusto amaro e distintivo.

Il colore caratteristico dell’offerta aziendale è diventato una vera e propria icona del brand grazie alla creazione, sempre più articolata, di un’immagine coordinata forte. Il legame azienda-colore si è progressivamente consolidato grazie al contributo di grandi maestri e creativi del mondo dell’arte e della comunicazione.

Uno dei primi manifesti Campari in cui compare il colore rosso, Uomini al tavolino di un caffè, risale al 1901 ed è stato realizzato dal pittore e cartellonista Adolf Hohenstein. Il suo uso del colore, inserito nella rappresentazione di un momento conviviale, trasmette uno spirito di amicizia e condivisione, valori che diventano subito caratterizzanti del prodotto.

Negli stessi anni, Marcello Dudovich firma un celebre manifesto nel quale il colore si veste di nuovi significati, rappresentando l’amore, il desiderio e la passione dei due innamorati ritratti nel manifesto stesso. Questo quindi anticipa chiaramente la creazione del leitmotiv comunicativo “red passion”, che sarà costante nell’immaginario del brand da all’ora fino a oggi.

Estremamente importante sarà poi il contributo di Leonetto Cappiello, che nel 1921 realizza un manifesto in cui è presente un rosso estremamente frizzante e vivo, che emerge e diventa protagonista grazie al contrasto col nero dello sfondo. Queste caratteristiche diventano così identitarie del prodotto e vengono veicolate ulteriormente da un “folletto” che corrisponde a un primo antesignano della figura del testimonial.

Leonetto Cappiello, Manifesto Campari, 1921.
Fonte: Collezione Salce

Questa connotazione del colore viene infatti veicolata nuovamente già dai manifesti realizzati negli anni ‘20 dall’artista futurista Fortunato Depero, il quale nel 1932 progetta anche la bottiglietta del Campari Soda. Questa è diventata un simbolo di design accessibile quotidianamente e caratterizzato da una trasparenza che esalta immediatamente l’iconico colore rosso, che si afferma definitivamente come principale elemento comunicante del prodotto.

Fortunato Depero, Manifesto Campari, 1927.
Fonte: Collezione Salce

Nel corso degli anni numerosi professionisti hanno continuato a veicolare nella comunicazione di Campari con stili diversi il colore, attribuendo però a esso le medesime connotazioni ormai identitarie del brand.

A partire dagli anni ‘80, Campari inizia a coinvolgere numerosi registi nella realizzazione di spot televisivi. Questa stagione inizia con lo spot realizzato nel 1984 da Federico Fellini ed è interessare sottolineare come anche in questi casi emerge la commistione tra il rosso protagonista e rappresentante del brand e gli stili unici e caratteristici dei diversi registi coinvolti.

Anche grazie a questi contributi, negli anni a venire il rosso Campari inizia a esprimere una nuova idea di passione, sempre più legata al concetto di trasgressione e, soprattutto, di erotismo.

Verso la fine del Novecento, infatti, la sensualità del rosso, unita alla bravura e alla fama di fotografi e modelle internazionali, sviluppa una nuova tradizione per il brand:
il Calendario Campari, come forma promozionale coerente alle promesse di un rosso sempre più erotico.

Questa tradizione comunicativa continua ancora oggi e ha permesso di affermare nel tempo con continuità e coerenza un’identità di brand e di prodotto chiara, riconoscibile e assolutamente distintiva, affermando Campari come un caso studio di primo livello riguardo a questo tema.

Una storia di emozioni e valori, rigorosamente firmati “rosso Campari”.

 

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La controversa settimana di Coca Cola

Questa settimana il marchio internazionale dell’iconica bevanda è sulla bocca di tutti!

Dal “labbra rosse Coca Cola” citato nella nuova hit estiva firmata Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti, allo scandalo scatenato da Cristiano Ronaldo che durante la conferenza stampa degli Europei di calcio ha dichiarato pubblicamente “non bevete Coca Cola”, lì posizionata in quanto sponsor dell’evento, causando il crollo in borsa per l’azienda che ha perso 4 miliardi di dollari!

Coca Cola quindi, che aveva puntato alla massima visibilità con la Uefa e il tormentone estivo italiano, si è vista prendere in contropiede dall’iniziativa del calciatore che ha distrutto pubblicamente il marchio di cui anni prima era stato, tra l’altro, testimonial.

Ma analizziamo meglio la strategia messa in campo dal brand nella canzone Mille!

Si tratta di un esempio di product placement: il prodotto è stato “piazzato” all’interno di un altro prodotto (il brano musicale).

La bevanda viene citata nel testo della canzone e nel video viene mostrato in anteprima il nuovo design della bottiglietta di Coca Cola Zero, con il logotipo nero anziché bianco, che sarà sul mercato da luglio. Questa operazione, già di per sé eloquente, è stata poi rilanciata da Fedez nei suoi social “in partnership con” Coca Cola.

Non ci è dato sapere se l’iniziativa sia partita da Fedez o da Coca Cola ma di sicuro è stata accuratamente pensata ed è a vantaggio di entrambi.

Fedez è il personaggio sicuramente più influente per incarnare lo stile giovanile e colorato della Coca Cola così come Orietta Berti, che nell’ultimo anno ha saputo reinventarsi e tornare sulle scene pur restando fedele a se stessa, rappresenta alla perfezione la storicità di un brand che è ancora attuale.

Nel video il prodotto viene mostrato e citato, non si tratta quindi di messaggi subliminali (anche se i colori del brand compaiono ripetutamente in altre scene e dettagli del clip) ma in maniera così elegante da sembrare impercettibile: la bevanda che meglio si associa al tempo estivo (oltre a quello natalizio…ma questa è un’altra storia!) ci trasporta in questa ambientazione, in una frivola estate anni ’60 a base di twist e Coca Cola. Ci trasmette un senso di freschezza e di ritrovata leggerezza, dopo la pandemia così come negli anni del boom seguiti alle privazioni della guerra.

dal Video ufficiale di Fedez, Achille Lauro, Orietta Berti – MILLE

Un colore, un simbolo: Labbra rosse Coca Cola

Mai versetto è stato più azzeccato!

Non è la prima (e non sarà l’ultima) volta che la bevanda viene citata in una canzone ma sicuramente è molto d’effetto in quanto viene associata al colore che la contraddistingue, diventando interpretante del brand…e chissà come mai ogni volta che vedrete questo bel rosso, vi verrà voglia di una bibita rinfrescante…è un caso?! Assolutamente no!

Abbiamo già parlato in passato dei colori nel marketing ed è cosa ormai nota come il rosso (spesso associato al marrone, sia in questo caso come in altri noti fast food) sia un colore eccitante, che porta al consumo immediato e, in questo caso, velato di sensualità con il rimando al colore delle labbra col rossetto per eccellenza.

Insomma, non servirà a rimediare il danno apportato da Ronaldo, ma dal momento che il video uscito lunedì 14 è già al primo posto tra le tendenze per la Musica su YouTube Italia, non può che essere di buon auspicio per la multinazionale, ora

consacrata anche nella storia della musica!

Non sarebbe da stupirsi se quest’estate vedessimo un aumento delle vendite di rossetto rosso (calate in seguito all’introduzione delle mascherine nell’ultimo anno e mezzo) e spopolare la nuova Coca Cola Zero tra le protagoniste di meme, video Reel e Tik Tok che cavalcheranno l’onda del tormentone del momento…non trovate?

dal Video ufficiale di Fedez, Achille Lauro, Orietta Berti – MILLE

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Possono i colori influenzare il nostro modo di rapportarci ad un determinato prodotto?

latta veneziana loison studiobluart castelfranco veneto

Con l’inizio degli studi sul packaging si è scoperto come questo influenzi i risultati del prodotto. Non perché lo migliori ma bensì perché provoca nella mente delle persone un parere talmente forte da influenzarle.

La scoperta viene da un campione di detersivo per il bucato che dovrebbe proteggere i colori dei capi in lavatrice. Lo stesso prodotto è stato inserito in tre scatole diverse, una rosa pallido, una rosa acceso ed una rossa. Le donne che si sono offerte di testare il prodotto non erano a conoscenza che questo fosse lo stesso, e quando è stato chiesto a loro quale fosse il migliore dei tre è emerso che il detersivo dava risultati diversi. Il detersivo con il packaging più chiaro era inefficace e non puliva bene i capi, al contrario quello contenuto nella scatola rossa li bruciava. Ecco che il sapone contenuto nell’involucro rosa acceso era il migliore.

Come i colori influenzano il nostro modo di rapportarci ad un determinato prodotto? Per gli esperti della psicologia del marketing è innegabile l’importanza che rivestono i colori nell’ottenere una risposta efficace da parte degli utenti.

Il colore ha il potere di investire emotivamente gli utenti verso l’accettazione di un certo prodotto e quindi favorirne il consumo.
Infatti, sempre più brand sono particolarmente attenti all’utilizzo dei colori delle loro confezioni come tecniche di comunicazione persuasiva e per posizionarsi ad un livello superiore rispetto ai propri competitor.

Tutto questo non può naturalmente prescindere dalla qualità del prodotto contenuto all’interno.

Dietro questa considerazione non si può che ritrovare una forte componente psicologica da parte dei soggetti, che associano un determinato colore ad una specifica sensazione ed emozione.

Per attirare a sé potenziali clienti è quindi necessario uno studio ben mirato del colore che lo rappresenti. Non a caso sono milioni le aziende che investono nello studio del colore nel campo della comunicazione con l’obiettivo di incrementare le vendite e farsi spazio nel mercato.

In questa prospettiva la realizzazione di un packaging varia in base al messaggio che si vuole comunicare per riuscire ad ottenere un prodotto vincente che faccia presa sul consumatore.

Ogni azienda e brand utilizza dei colori che li rappresenta e li rende riconoscibili nel mercato. Ci sono colori che, come abbiamo detto, rievocano differenti emozioni negli utenti ed è per questo che ad ogni categoria di brand corrispondono colori differenti.

I colori più caldi come l’arancione o il giallo solitamente trasmettano vitalità, positività ed allegria.

Il nero vuole trasmettere all’utente un senso di mistero, valore e perfezione – difatti molti famosi marchi di moda ricorrono a questo colore per rappresentarsi.

Il rosa invece, simbolo di leggerezza, molti prodotti per bambini ne sono invasi ed anche nel mondo dei matrimoni.

Il verde viene collegato alla natura e trasmette freschezza e senso di benessere e tranquillità; orti botanici e vivai lo utilizzano molto spesso per ovvi motivi.

Sensazioni simili le ritroviamo nel blu, colore che rappresenta affidabilità e sicurezza – adoperato in operazioni assicurative e previdenziali, nonché sui principali social network.

Anche negozi e ristoranti utilizzano strategie simili. Basti pensare che quasi la totalità dei negozi di abbigliamento utilizza tonalità fredde per le pareti.

Vi starete chiedendo quale strana teoria aleggi dietro questa scelta. Semplice, la risposta ce la regala la psicologia moderna.

Sembra confermato come i colori più freddi che trasmettono serenità e tranquillità permettono al cliente di godersi in tutta calma il viaggio nel mondo del consumo senza fretta o pressioni.

Il rosso invece predomina spesso nel packaging e negli arredi di molti ristoranti cinesi e fast food. Questo perché il colore rosso fa aumentare inconsciamente il nostro battito cardiaco (basti pensare che è il colore del sangue e dei segnali di attenzione) e dunque anche il nostro senso di appetito, che subisce un’accelerazione.

Non per niente un colore può determinare circa il 60% del rifiuto o dell’accettazione di un prodotto e/o servizio, questo perché i soggetti vengono emotivamente coinvolti dai colori che suscitano in loro sensazioni, più o meno positive.

Pertanto perdere qualche minuto in più nella scelta del colore e seguire i consigli degli esperti potrà esserti d’aiuto.

 

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Il packaging e la sua storia

packaging Dolciaria Loison studiobluart castelfranco veneto

Il packaging nasce come strumento per contenere e proteggere le merci da spedire o trasportare. Le sue origini sono quindi da attribuire all’esigenza di movimentare i prodotti in modo sicuro conservandone l’integrità.

Nel corso della storia l’imballaggio è stato affiancato da altre tipologie di “contenitori”, ciò ha comportato la necessità di definire, per ciascun tipo, funzioni e scopi. Lo sviluppo di questi nuovi modelli deriva dalla  crescente necessità non solo di proteggere il prodotto, ma di persuadere i consumatori all’acquisto di un articolo piuttosto che un altro.

L’evoluzione del packaging è stata segnata in particolar modo da due importanti eventi:  l’avvento delle esposizioni universali ottocentesche, manifestazioni durante le quali diverse nazioni presentavano le proprie merci non più sfuse ma in confezioni che raccoglievano intere serie di prodotti realizzate a livello industriale che si differenziavano tra loro grazie ai packaging;  e  la nascita dei supermercati, punti vendita per la distribuzione di massa in cui era essenziale distinguere i vari articoli da quelli dei concorrenti grazie alla progettazione di confezioni ad hoc per garantire il successo di un marchio.

Attualmente però il packaging moderno è correntemente definito come “complesso delle modalità di imballaggio, confezionamento e presentazione degli articoli da offrire al pubblico, con lo scopo di convincere il consumatore finale a comprare il prodotto e/o di facilitarne il trasporto e l’utilizzazione.” (Treccani – Dizionario di Economia e Finanza, 2012).

E quindi oltre al dover svolgere al meglio e contemporaneamente 4 principali funzioni nel tempo e nello spazio: contenere il prodotto; proteggere il prodotto da possibili traumi o alterazioni provocate dall’ambiente esterno; conservare o preservare le caratteristiche ottimali del prodotto; presentare adeguatamente il prodotto, deve presentare sé stesso.

Le ultime novità nell’ambito del packaging sono gli sviluppi tecnologici che permettono di utilizzare packaging attivi che, interagendo positivamente con l’alimento, ne incrementano ulteriormente la personalità e l’unicità.

Inoltre il packaging si divide in tre categorie:

Il packaging primario è a tutti gli effetti uno strumento per la vendita che contiene il prodotto. Molto spesso è a diretto contatto con la merce, coincidendo col packaging immediato o contenendolo, tanto da rendere difficile la distinzione tra contenitore e contenuto. Come avviene ad esempio per il latte o le confezioni per biscotti.

L’imballaggio secondario, spesso definito multiplo, raccoglie più unità di vendita e può essere destinato all’acquisto diretto da parte del consumatore/rivenditore o a facilitare la movimentazione di molteplici pezzi di uno stesso articolo nei punti vendita. Basta pensare alle confezioni per snack o per bottiglie d’acqua.
Queste sono le confezioni più spesso in contatto coi consumatori, infatti sono quelle maggiormente curate.

Per packaging terziario si intende invece l’involucro destinato al trasporto della merce in maniera sicura, conservando l’integrità dei prodotti e facilitando la movimentazione di un elevato numero di articoli. Quale esempio migliore delle scatole dei corrieri o delle scatole americane utilizzate a livello industriale.

 

 

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Il Packaging è essenziale per farsi notare.

L’immagine di una confezione è la prima cosa che attira l’attenzione di un possibile acquirente, infatti l’acquisto di un prodotto nasce nella mente ancora prima di entrare in un negozio dato che ognuno sa cosa stia cercando. Ecco perché sempre più brand sono particolarmente attenti all’utilizzo dei colori delle loro confezioni come tecniche di comunicazione per posizionarsi ad un livello superiore rispetto ai loro rivali.

Per scegliere un prodotto il consumatore impiega circa due secondi ed in questo brevissimo tempo si determina il successo o l’insuccesso di un brand.
La mossa vincente per le aziende è farsi notare e distinguere in quel lasso di tempo. In una società consumistica come quella attuale è importante offrire al consumatore quello che già è presente nel suo pensiero.

Ecco che la scelta del colore e del packaging fanno la differenza.

I colori rosso e arancio spesso vengono utilizzati nel food perché sembra aumentino il battito cardiaco, la salivazione e di conseguenza l’appetito; infondono energia, passione, forza e attirerebbero immediatamente l’attenzione di chi acquista. Il blu trasmetterebbe invece sensazioni di fiducia e tranquillità, mentre il giallo avrebbe la capacità di migliorare l’umore e sarebbe preferito dalle persone golose.

Creare invece una confezione sostenibile, riutilizzabile, funzionale, con forme e colori accattivanti è un elemento chiave per la comunicazione che quel prodotto intende trasmettere al consumatore.

Ad esempio, spendere di più per un prodotto confezionato nella latta è una mossa vincente, poiché il cliente molto probabilmente riutilizzerà la confezione e vedrà il vostro marchio tutti i giorni, affezionandosi.

Per questo il fattore emozionale non è da sottovalutare. Creare infatti tutta una serie di relazioni affettive ed evocative intorno ad un brand, in grado di suscitare ricordi e momenti piacevoli della propria vita, non è solo marketing poiché il cliente rimarrà piacevolmente legato all’acquisto di quella marca, presumibilmente per tutta la vita.

Un esempio di come un nuovo brand possa farsi notare entrando nel mondo della pasta, sono il packaging della pasta “Pietro Gala” e “Good Hair Day Pasta” che invogliano il consumatore a provare il prodotto per la simpatia che questo gli causa. Dato che non vi è italiano che non la cucini almeno 5 volte a settimana un elemento importante è il legame affettivo che questi possibili compratori hanno col prodotto.

Come può quindi farsi conoscere una nuova azienda?

Deve semplicemente farsi notare, e quale modo migliore se non usare un packaging accattivante?

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L’importanza della scheda prodotto per vendere online

Molte volte in un e-commerce la compilazione della scheda prodotto viene trascurata ed il più delle volte si arriva all’inserimento dei prodotti già stanchi, con la fretta di andare online il prima possibile, non curando così una componente importante, il prodotto: quello che dovrà andare nel vostro carrello per il check-out.

Se gestisci un negozio online con una notevole scelta merceologica, dovrai affrontare il faticoso compito di confezionare delle descrizioni ad hoc per ciascun prodotto.
Di sicuro il compito sarà difficile e dispendioso di energie e per questo spesso ci si affida alle descrizioni già offerte dai fornitori. Ti sconsiglieremo questo approccio, a favore, invece, di descrizioni “tagliate su misura”.
Perché un testo standardizzato è un testo che non suscita emozioni e non invita all’azione, non fa dire, di quel prodotto “lo devo avere!” e, quindi, trasmette scarsa capacità di persuasione.

Una personalizzazione, anche minima, può aiutare. Scegliere un certo taglio di comunicazione può coinvolgere di più il visitatore e, al contempo, distinguerti dagli altri, farti riconoscere come “quello specifico e-commerce”, dunque rafforzare il tuo brand. Per cui è utile scrivere testi nuovi ed originali.

Nella scheda prodotto, inoltre, è importante il nome del prodotto, ed è importante inserire questo dato nel modo corretto, denominando il prodotto facendo attenzione a come l’utente potrebbe cercarlo nel motore di ricerca. Non è da sottovalutare il nome del prodotto, se è un marchio conosciuto, è importante inserirne anche il codice perché è possibile che l’utente effettui la ricerca per codice. Inutile, dal punto vista della ricerca dell’utente, inserire come titolo il codice interno (quello di catalogazione del tuo magazzino), che tutti ignorano ed allungherebbe solo il tag.

Ha un ruolo importante, anche l’immagine. Nella nostra scheda prodotto possiamo inserire varie immagini, è importante rinominarle, non lasciamo il nome della foto ad esempio: sd59100.jpg, diamole un nome che sia descrittivo del prodotto, ad esempio sedia_gaber_legno.jpg. Non dimentichiamo in oltre di inserire sempre il tag ALT, anche qui descriviamo il prodotto, infine assicuriamoci di comprimere le foto per renderle più leggere. Immagini leggere sono gradite  all’utente e a Google. (Ci sono vari software online o offline per poter comprimere le foto).

Dal momento che i motori di ricerca sono molto bravi a riconoscere i contenuti duplicati, è un vantaggio non aver problemi di indicizzazione.
Infatti, Google riesce a dire con precisione se nel tuo sito sono presenti le stesse descrizioni che si trovano nel sito web del tuo fornitore. Ciò ti porterà a non essere premiato in termini di posizionamento organico.
In caso di contenuti uguali tra siti diversi Google tende a premiare quelli più autorevoli e/o quelli nei quali il contenuto è apparso per primo. Il motore di ricerca apprezza i contenuti unici e originali: un altro motivo per provare a confezionare delle descrizioni ad hoc.

Riuscire a differenziarsi rispetto ai competitors è un aspetto importante da non sottovalutare, infatti, se le descrizioni dei fornitori sono di “dominio pubblico”, è molto probabile che altri e-commerce ne facciano uso, venendo meno la possibilità di emergere e di proporre qualcosa di diverso.
Tu devi fare la differenza, se offri altri contenuti, e nessun altro lo fa, guadagni un piccolo vantaggio.
Ad ogni modo, ogni e-commerce è un caso a sé: cambia il prodotto, cambia il pubblico, cambiano gli obiettivi.
Consigliamo di cominciare fin da subito per valutare se le indicazioni date sono utili ad aumentare il tasso di conversione del sito e renderti conto di cosa funzionerà meglio rispetto ad altro.

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Google My Business: servizio utile e gratuito per la tua attività

Google My Business “È uno strumento gratuito e facile da usare che permette ad attività e organizzazioni di gestire la propria presenza online su Google, compresi Ricerca e Maps. Verificando e modificando le informazioni sulla tua attività, puoi aiutare i clienti a trovarti e raccontare loro la storia della tua attività.” (Fonte: Google)

Con questo servizio puoi creare gratuitamente una vera e propria scheda associata alla tua attività che consente agli utenti di trovarti su Google e su Google Maps quando cercano te o attività simili alla tua. La compilazione della scheda è molto semplice, l’importante è inserire tutti i dati scrupolosamente: orario di apertura, numeri di telefono, sito web, indicazioni stradali della tua attività, immagini, nonché di scrivere post. Per fare questo è sufficiente avere un account gmail per accedervi.
Dopo la registrazione, l’attività viene verificata per accertarne l’esistenza. Questo fornisce un‘ulteriore referenza di affidabilità agli utenti.
Una volta avvenuta la verifica e la pubblicazione, la tua attività comparirà nelle ricerche Google e sulle mappe.
Questo servizio permette di interagire con i propri potenziali clienti e fornire informazioni utili nel momento in cui gli utenti effettuano determinate ricerche.
Una volta avvenuta la verifica e la pubblicazione, la tua attività comparirà nelle ricerche Google e sulle mappe.
E’ importante esserci perché sono circa più di 3.5 miliardi le ricerche giornaliere su Google e non puoi permetterti di non comparire. Evidenziamo come questo servizio sia totalmente gratuito e presenti dei notevoli vantaggi.

In pochi minuti potrai aprire la tua scheda, seguire le istruzioni e completare le informazioni e il processo di verifica. 
Non ti serviranno competenze tecniche particolari. Il pannello che ti si presenta quando accedi è davvero intuitivo e ti mostra tutte le funzionalità che puoi avere per sfruttare al meglio questo servizio.

Da un punto di vista SEO (cioè di ottimizzazione per i motori di ricerca), come è ormai risaputo non basta lavorare sulle parole chiave e ripeterle nel nostro sito web. Sono tanti i fattori che ci fanno scalare la classifica nella pagina dei risultati di ricerca. Completare tutte le informazioni all’interno della scheda di Google My Business, inserire immagini di qualità, link a social network e sito web, ci aiuta a scalare la SERP, oltre a dare maggiori informazioni agli utenti. Fondamentale è essere molto dettagliati ed esaurienti nel momento della compilazione dei contenuti.

Tratta la tua presenza su questo canale, come se fosse un’estensione dei social media che già utilizzi. Google My Business ti dà la possibilità di creare dei post a tempo determinato, in modo da dare maggiori informazioni agli utenti e aumentare il tasso di dialogo con loro. Ti aiuterà a raggiungere un’audience più ampia e a capire quali sono i post che creano maggiore interesse.
“Non fermarti ai tuoi clienti attuali: dai un motivo di interagire con te a chiunque cerchi la tua attività, pubblicando aggiornamenti e offerte direttamente sulla tua scheda Google” (Fonte: Google)
Se non hai un sito web, inoltre, puoi anche costruirne uno base. Sempre seguendo le indicazioni, in un percorso molto intuitivo, puoi completare la tua pagina web ed essere aggiornato su come sta andando la tua scheda nelle ricerche Google e su chi vede la tua attività commerciale, in quanto è possibile avere accesso ad alcune statistiche di base sull’andamento delle visite, sulla provenienza degli utenti ed altre informazioni utili.

Altro servizio importante, ma non gratuito, è AdWords Express, una versione semplificata del servizio completo AdWords, che ti da la possibilità di poter avere uno strumento per promuovere la tua scheda e aumentare il traffico verso la tua attività tramite annunci a pagamento sul motore di ricerca Google.

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